Il Seeing

 

Qualsiasi astrofilo o aspirante tale nel momento in cui si accinge ad osservare al telescopio un qualsiasi oggetto celeste si confronta con la nostra atmosfera, che come è noto ai più è un fattore fortemente limitante nell’ottenere visioni eccellenti a causa della sua instabilità dovuta a fluttuazioni di temperatura e alla miscelazione di blocchi di aria di diversa temperatura e densità ed è per questo che alcune volte vediamo immagini traballanti ed in alcuni casi disperati abbiamo difficoltà a raggiungere il punto di fuoco.

 

Ci sono tre diverse are in cui si verifica la turbolenza atmosferica e le possiamo distinguere in

 

1.    Zona vicino al suolo (0-100m)

 

2.    Troposfera centrale (100m-2km)

 

3.    Alta Troposfera (2km-12km)

 

Ognuna di queste possiede caratteristiche diverse

 

  •      La zona vicino al suolo è influenzata da quello che viene definito Seeing locale. La maggioranza degli astrofili, si ritrova il più delle volte ad osservare o riprendere da casa e solo in pochi hanno la fortuna di trovarsi in luoghi isolati, quindi fra case e tetti. Questi durante il giorno accumulano calore riscaldati dal sole e lo cedono in modo diverso (per via della diversa composizione) durante la notte, creando delle correnti convettive che ostacolano in modo vistoso la fruizione di una buna immagine. Zone con prati o specchi di acqua sono consigliabili per notare un netto miglioramento nel seeing locale, perché irradiano il calore accumulato più lentamente ed in modo più uniforme. Possiamo indicare come altro fattore che incide sul seeing locale un telescopio che non ha raggiunto l’equilibrio termico, all’interno del tubo si creano le stesse correnti convettive di cui si parlava sopra e all’oculare o sul monitor del pc possiamo individuarle come una ebollizione dell’immagine, alcuni telescopi ne soffrono in modo maggiore di altri, uno su tutti, come spesso ho constatato, gli Schmidt-Cassegrain. Questo schema ottico è forse uno dei più diffusi, ma essendo chiuso impiega molto tempo per raggiungere la temperatura ambiente e come sempre maggiore è il diametro più tempo impiegherà. Alcune volte spostarsi di qualche metro e adottare qualche accorgimento come mettere il telescopio fuori qualche ora prima (non al sole sia chiaro) può fare la differenza.

 

  •     La zona della troposfera centrale, risente invece di turbolenze causate dalla topografia della zona in cui si trova il sito di ripresa od osservazione. In generale trovarsi sottovento ad una montagna, oppure una grande città, non è una cosa positiva. Se per esempio il flusso di aria incontra la cima di una grossa montagna, causerà dei vortici di turbolenza che ad un osservatore situato sul versante opposto doneranno un pessimo seeing, sono invece preferibili i siti dove l’aria giunge dopo aver attraversato specchi di acqua o campi molto estesi, per le stesse cause prima descritte.
  •     L’ultima zona è quella della alta Troposfera. Sfortunatamente è anche quella che non possiamo controllare e non esiste nessun accorgimento per mitigare l’effetto della turbolenza che si genera qui. La causa di questa turbolenza sono le correnti chiamate Jet stream, queste ‘super-correnti’ possono raggiungere una velocità di 150-250 Km/h, una larghezza di 150-500 Km e uno spessore verticale di 3,5 Km. Queste possono far apparire un immagini stabile ma molto sfocate è prive di dettagli. Unica cosa che l’osservatore può fare, è quella di consultare le previsioni di tali correnti e magari quando queste, danno la certezza che il nostro sito sia attraversato da tali correnti, dedicarsi a qualche altra attività
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